Intervista a cura di Susanna Trossero
Tutti gli amanti dei libri e delle storie, sanno bene che non è difficile incontrare in letteratura un negozio intimo, raccolto, nel cuore di piccole cittadine. Uno scrigno pieno di tesori, di solito fatti a mano da artigiani che hanno le unghie sporche di colore, pennelli sparsi in ogni dove e differenti per dimensioni, qualità o caratteristiche del pelo. In questi negozi/laboratori, accade sempre qualcosa che regala al protagonista del romanzo la possibilità di vivere una magia che non dimenticherà.
Ebbene, quando sono entrata per la prima volta nella coloratissima bottega artigianale “Ceramiche Onda”, mi sono sentita proprio dentro un romanzo e ne sono rimasta incantata: colori, creazioni in ceramica che divengono vere e proprie collezioni, un bancone da lavoro che mostra e dimostra la bravura di chi vi sta dietro.
Siamo a Iglesias, nella deliziosa Piazza Pichi, cuore della cittadina che ha tanta storia da raccontare, ed è Silvana Curti a spiegarci come nasce la sua passione così evidente a chiunque entri nel suo negozio:
Premetto che ho sempre amato dipingere, impastare, modellare e mi ha sempre incuriosito il mondo della ceramica… ma, l’idea del laboratorio è nata da un’ esigenza: oltre che una ceramista, in ordine temporale prima ancora ero (e sono) una guida turistica e ambientale; svolgo questo lavoro da circa 25 anni e, anni fa, quando mi capitava, invero molto spesso, di accompagnare gruppi di turisti sardi a visitare la mia città, non sapevo dove indirizzarli e che cosa consigliare loro di acquistare quando mi chiedevano di poter portare a casa un souvenir tipico, che fosse un ricordo di Iglesias. Considerato che a quei tempi come guida turistica si lavorava molto meno di oggi mi son chiesta perché non provare a raccontare Iglesias anche attraverso qualche piccolo oggetto in ceramica, magari aprendo un piccolo laboratorio artistico. Mi sono iscritta a corsi di ceramica, ho cominciato a frequentare “Botteghe Artigiane” per carpire dai maestri ceramisti i loro segreti. Sono stata fortunata, ho incontrato non solo maestri ma amici che mi hanno dato i giusti consigli. “La terra – dice uno dei miei maestri – devi sentirla tua, riuscirai a plasmarla solo se sarà un tutt’uno con le tue mani, ricorda che i suoi tempi dovranno essere rispettati, sarai tu a lavorarla ma lei a comandare, non avere fretta”. Mi hanno insegnato ad amare davvero la ceramica, a non essere venale, a sperimentare…
Smalti e ceramiche, pezzi unici e collezioni vere e proprie: in ogni periodo dell’anno il suo negozio si arricchisce di qualcosa a tema. A breve arriverà la Pasqua e con lei le vostre ceramiche dedicate. Oltre alla tradizionale pavoncella e le uova di ceramica con varietà incredibili di decorazioni, voi riproducete le figure più rappresentative della tradizione Pasquale iglesiente: i Germani e i Baballotti. Vuole spiegare a chi ancora non lo sa, chi sono queste figure suggestive?
I Germani e i Baballotti sono i protagonisti delle nostre processioni pasquali. Si chiamano Germani gli appartenenti ad una Arciconfraternita di origine cinquecentesca, che nasce sotto la dominazione spagnola (Il nome deriva da Hermano, fratello). I confratelli erano nobili, religiosi e notabili del tempo che ancora oggi si riuniscono per fare opere di misericordia ma che come era in uso in Spagna, si occupano anche dei riti del periodo pasquale e sfilano in processione con un costume particolare, lungo fino ai piedi, bianco a parte coccarde o applicazioni nere. Il capo e il viso sono coperti da un imponente cappuccio di tela bianca e ciò li rende ancor più misteriosi. M
I Baballotti invece, sebbene anche loro coperti in viso, indossano una tunica bianca lunga fino al polpaccio e forse il loro costume rappresenta l’abito penitenziale degli appartenenti alla trecentesca confraternita dei disciplinanti, un abito che fin dagli inizi utilizzarono coloro che appartenendo a ceti sociali molto bassi dovettero indossare per mascherare la loro miseria durante le processioni pasquali quando furono chiamati a coadiuvare i Germani. Questo costume oggi è indossato dai bambini, dalle bambine fino ai 12 anni circa e dai giovani adulti di sesso maschile che partecipano alle processioni.
Tra le sue creazioni, tutte fatte a mano – lo ricordiamo – e con amore e passione, ve n’è una che le è particolarmente cara o che ha una sua storia dietro?
Amo tutte le mie creazioni, decoro con soggetti legati alla tradizione sarda quali le pavoncelle i miei manufatti in ceramica; sono molto legata ai Germani, ma anche alle Janas, creature misteriose, un po’ fate, un po’ streghe che la tradizione vuole siano coloro che hanno insegnato le arti e i mestieri alle donne sarde, nonché il canto e il ballo. Le realizzo come porta fortuna. Amo molto anche il costume tradizionale iglesiente e per questo realizzo Issu e Issa.
Ci racconta qualcosa de Issu e Issa?
Con Piacere. Sa Nostrada, Issa, è la donna di ceto sociale elevato, e Su Meurreddu – ovvero Issu – rappresenta l’uomo iglesiente probabilmente perché il suo abito è prevalentemente nero come il piumaggio di “Sa Meurra”, ossia del merlo.
Issu e Issa sono anche una coppia di ballerini che danzano insieme alle altre coppie tenendosi per mano e ballando in cerchio “Su Ballu Tundu”, e questa immagine è un altro dei decori tipici delle ceramiche del mio laboratorio, che realizzo fin dal 2009. Ne ho voluto estrapolare due rispetto al gruppo dei ballerini, per farli diventare un’ icona del mio laboratorio: oggi li amo veramente tanto.
I suoi magnetini, di ogni foggia e colore, vanno a ruba in ogni periodo dell’anno, ma con queste creazioni lei accompagna anche la Fiera del Libro ArgoNautilus fin dalla prima edizione come partner: suoi infatti sono i gadget magneti per questa importante rassegna isolana. Lei, che rapporto ha con i libri?
I Libri? Sono i miei migliori “amici” i compagni della mia vita. Leggo quasi ogni giorno. Ho imparato a leggere che avevo quattro anni e ho avuto la fortuna di apprezzare la lettura fin da bambina; anche i miei genitori leggevano tanto e mamma che oggi ha 93 anni compiuti, trascorre il tempo leggendo. Tra i nostri regali di Natale o per i compleanni c’era sempre un libro e, ancora oggi per me non è Natale se non mi regalo un libro.
Concludiamo con un augurio: che anche il suo delizioso laboratorio artigianale possa diventare l’ambientazione ideale per un romanzo di grande successo!
Grazie!!!
Interivsta a cura di Susanna Trossero