Intervista a cura di Susanna Trossero
Siamo circondati di oggetti fatti in serie, senza una vera storia, un’identità, che spesso poco hanno da raccontare. La produzione di massa, le fredde catene di montaggio, i piccoli negozi che chiudono per “lasciar spazio” a piattaforme commerciali, il nostro assuefarci a cose inanimate perché prive della manualità necessaria a renderle uniche.
Ecco perché diventa importante parlare di chi ancora è in grado di muoversi controcorrente, restituendo dignità e storia alla materia che diventa manufatto. Valentina e Daniele di S’Art, hanno fatto questo ma anche qualcosa al di fuori di questo: hanno ricordato l’importanza del vecchio detto “L’unione fa la forza” che abbiamo sentito dai nonni.
I ragazzi di S’Art – Il filo dell’arte, hanno infatti dato vita a un progetto: radunare piccoli artigiani sardi e proporre i loro oggetti, creazioni di vario genere che parlano di Sardegna, di ingegno e creatività isolani. L’unione fa la forza, appunto, motore del progetto che ci facciamo raccontare da loro stessi.
Valentina e Daniele, quando nasce la vostra idea che di certo ha colto nel segno, visto l’apprezzamento ricevuto?
Ciao Susanna, per prima cosa vogliamo ringraziarti per aver pensato a noi e alla nostra attività per questa intervista. Ne siamo onorati. S’Art si concretizza nel 2017, ma è frutto di esperienze passate, amore per la nostra terra e sensibile attenzione nei confronti dell’arte e dell’artigianato.
Un po’ per la voglia di restare e un po’ per la voglia di far riscoprire la vera anima della nostra isola, abbiamo deciso di creare uno spazio fisico dove poter esporre, raccontare e vendere creazioni prodotte esclusivamente a mano in Sardegna. Senza non poche preoccupazioni ma con una gran voglia di fare, eccoci qui, dopo quasi sei anni a parlare del nostro progetto diventato realtà.
Frutto del genio artistico o di una sapiente manualità artigiana, tutte le opere presenti da S’Art sono realizzate da persone prima che artisti o abili artigiani. Persone che come noi amano la nostra isola e che hanno deciso, con tanti sacrifici, di investire qui il proprio tempo e la propria arte.
In quale luogo esponete al pubblico i tesori dei quali raccontate di volta in volta anche nei social?
S’Art si trova in via Cagliari 36, in pieno centro storico ad Iglesias: non è stato semplice trovare il luogo adatto, ma di una cosa eravamo certi, la storia di Iglesias e il suo centro storico sarebbero stati la cornice ideale per intraprendere la nostra avventura. Inoltre, è la città natale di Valentina, luogo di crescita e affetti.
C’è un aspetto che più di tutti ci rende orgogliosi di questa scelta: la risposta delle persone, di Iglesias e del territorio circostante, che hanno fatto di questo luogo un punto di riferimento, una casa, in cui passare anche solo per un saluto o una chiacchierata. La bellezza dei rapporti umani, delle conoscenze, degli scambi, dei clienti che il tempo ha trasformato in amici, che il mondo virtuale banalizza e ti toglie. I social ci aiutano tanto a dare visibilità al nostro progetto, ma è nel luogo fisico che si creano i presupposti per far crescere la nostra realtà.
Sappiamo del vostro occhio di riguardo per l’ambiente, del recupero di materiali, stoffe, vecchi bottoni, insomma di quel “non si butta via niente” che era la parola d’ordine di altre generazioni. Vi fa onore renderla anche vostra, sulla vostra pagina facebook si legge “L’idea di fondo è la creazione di prodotti che ci permettano di fare nel quotidiano delle scelte sostenibili, eliminando materiali monouso che usati in quantità contribuiscono a creare rifiuti”. Ci piacerebbe conoscere la storia di qualcuna delle creazioni che esponete.
Partiamo da un primo punto: l’intero arredo presente in negozio è frutto di una ricerca di mobili e oggetti di recupero, restaurati e reinventati da noi. Le scelte sostenibili, per quanto possibili, partono dal nostro agire quotidiano, le piccole azioni di ognuno di noi possono fare la differenza. Per questo, nel momento in cui si va alla ricerca degli artigiani da inserire in negozio, la nostra attenzione è rivolta in particolar modo a creazioni che rispecchino il nostro modo di concepire il rispetto per l’ambiente e per il territorio in cui viviamo.
Primi fra tutti, per diverse ragioni – un rapporto di collaborazione nato fin dall’inizio del nostro progetto e l’immensa stima personale che ci lega a loro – non possiamo che citare Is Femmineddas. Francesca e Massimo sono gli ideatori di Is Femmineddas, un laboratorio di artigianato artistico che utilizza vecchi legni spiaggiati e materiali di recupero per la creazione di un mondo fiabesco, fatto di animali fantastici e leggende sarde. Nella loro casa-laboratorio, a Siliqua, ci si trova circondati da legni e materiali dismessi, già testimoni di lunga vita, a cui grazie alla creatività regalano nuove forme e significati, legati alla storia della nostra isola.
Il riconoscimento del loro lavoro da parte del pubblico è il segno di una nuova e forte attenzione verso chi opera nel rispetto del territorio che ci circonda e di un crescente interesse verso il valore del recupero come stile di vita.
Sappiamo delle vostre iniziative che coinvolgono anche i bambini, avete qualche sogno nel cassetto ancora da realizzare?
Ci piacerebbe poter organizzare dei veri e propri laboratori per bambini, coinvolgerli in attività di artigianato, come la modellazione dell’argilla e la creazione di oggetti in vari materiali. In verità, non abbiamo né gli spazi, né forse le dovute competenze per poterlo fare. Ma collaboriamo con realtà di Iglesias che si occupano di bambini e ragazzi, come la Cooperativa Seconda Stella Centro ABA, che per lo scorso Natale ha realizzato dei bigliettini d’auguri da accompagnare ai pacchetti regalo. Pensiamo che il sogno più grande si sia realizzato in questi anni, con l’apertura di S’Art, una scommessa difficile, in parte vinta. Il nostro desiderio è che questo progetto possa continuare a far parte della nostra vita e di tante altre persone a lungo. Un investimento da proteggere e far crescere, sempre con la stessa passione che ci ha visto farlo nascere. E di poterlo fare nel nostro territorio, considerato tra i più poveri d’Italia, pensando finalmente ad uno sviluppo differente, legato alla cultura in tutte le sue forme e alla sostenibilità.
Ogni anno, alla Fiera del Libro di Iglesias, prendete parte attiva esponendo piccoli grandi tesori creati appositamente per ogni edizione. Anche per quest’ottavo appuntamento, saranno in molti a portare a casa creazioni che hanno tanto da raccontare a chi li acquista. Ma proprio a voi, che quotidianamente ve ne circondate, è capitato di amare talmente tanto qualcosa da decidere di non esporlo e di tenerlo tutto per voi?
Ci capita spesso di amare profondamente le creazioni presenti in negozio, tanto che con alcune di loro, nel momento in cui vengono acquistate, si crea un vero e proprio dolore da distacco, soprattutto per i pezzi unici non riproducibili. Però in casa nostra non abbiamo tantissime opere legate al negozio, quelle presenti in realtà sono state fatte realizzare apposta per noi, o magari si tratta di ceramiche arrivate rotte nei pacchi spediti, o ancora a regali a noi donati dagli stessi artigiani. Abbiamo sempre dato priorità a conoscenza e acquisto in negozio da parte del pubblico, proprio in virtù dell’amore che ci lega a ogni pezzo.
Intervista a cura di Susanna Trossero