Il Racconto dell’Isola Sconosciuta
Autore: José Saramago
Edizioni Feltrinelli
1999, pagine 43 (con illustrazioni tratte dall’Atlante di Battista Agnese, 1553)
Il titolo di questo libretto di José Saramago è una dichiarazione programmatica: è un racconto che parla di un’isola sconosciuta. Un’isola che non esiste nemmeno perché, a detta di chiunque, tutte le isole sono già state scoperte. Solo un uomo (che sarà chiamato sempre e solo così, come emblema dell’essere umano) crede fermamente che l’isola sconosciuta esista. E lui ha deciso che la troverà. Si reca perciò dal re a chiedergli una barca. Scontrandosi con la diffidenza e anche le derisioni di chi conosce davvero la realtà, porterà avanti il suo proposito con un’ostinazione che rasenta l’ossessione. Lo accompagnerà, dapprima non richiesta, anzi non desiderata, la donna delle pulizie del palazzo, che ha deciso lasciare la sua vita per seguire l’uomo nella sua ricerca.
In questo libro tutto è un’apparenza: apparentemente breve, perché sono solo quarantatré le pagine, ma ognuna è talmente piena di significati che richiede una meditazione.
Apparentemente semplice la prosa, perché propone il linguaggio piano del colloquio, ma l’intenzionale penuria di virgole e punti, e la totale mancanza di capoversi evocano la fluidità di un pensiero labirintico.
Infine apparentemente ingenua la ricerca dell’isola sconosciuta, perché sarà necessario spostare la lettura da un piano letterale a uno concettuale per capire che cos’è in realtà quest’isola, e da dove nasce il desiderio che spinge l’uomo (e la sua donna) a cercare l’Ignoto.
Si legge d’un fiato, e non si dimentica: leggero come una fiaba, denso come i simbolismi onirici che lo permeano.
“Voglio trovare l’Isola Sconosciuta, voglio sapere chi sono quando ci sarò”. E non importa se “a volte si naufraga”. Perché il viaggio vale sempre la pena, quando la meta è la realizzazione di sé.